sabato 8 ottobre 2011

Povero Abruzzo

Pubblicato il 22 settembre 2011 sulla rubrica “Lettere al Direttore” del quotidiano Il Centro con il titolo “La nostra ricchezza è il paesaggio”.

Di solito in tempi di crisi dell’economia, la gente comune torna a coltivare il proprio giardino e ad apprezzarne i frutti. La ricchezza dell’Abruzzo è il suo meraviglioso giardino naturale che si stende dalla montagna al mare. I nostri politici, però, anziché difenderne il paesaggio, la flora e la fauna, sembrano orientati alla sua sistematica spoliazione, continuando a foraggiare i presupposti della crisi, costringendo i giovani a emigrare. Così, in un periodo di crescita zero e di risparmio collettivo, il nostro giardino si “arricchisce” di nuovi centri residenziali e commerciali per contrastare la crisi dei consumi e dell’industria del cemento. Mentre l’economia mondiale boccheggia, il pensiero politico dominante sembra opporsi strenuamente al sorgere di realtà che portano con loro il sapore giovane dell’innovazione, dello sviluppo e del rispetto dell’ambiente. Così, nel nome di un benessere occulto, si cerca di sabotare l’istituzione del Parco Nazionale della Costa Teatina perché potrebbe sottrarre terreno al cemento o impedire la crescita turistica, mentre si fa poco o nulla per depurare i fiumi, per poi lamentarsi di non aver ricevuto la Bandiera Blu o per cullarsi sugli allori di una natura che è riuscita, un anno ancora, a sanare le ferite dell’ottusità umana. Oppure si anticipa l’apertura della caccia nel territorio dell’orso bruno marsicano nel periodo di massima vulnerabilità, sordi alla minaccia, quantunque indiretta, apportata alla sopravvivenza di una specie così a rischio. Mi viene da chiedermi: che ne sarà del Parco Nazionale d’Abruzzo, massima “industria” turistica regionale, e delle tante produzioni locali d’eccellenza che si fregiano con l’immagine dell’orso, simbolo della natura incontaminata, quando questo verrà cancellato dalla fauna d’Abruzzo? Importeremo orsi dalla Slovenia, come già facciamo con i gamberi di fiume, ignari di aver perso un endemismo unico? La metafora dell’orso vale anche per i tanti mestieri storici della nostra regione (pastore, allevatore, apicoltore, agricoltore) che politiche di corto raggio, invece di tutelarli con apposite leggi, stanno ponendo in un antagonismo distruttivo con la natura e i parchi nazionali. Così assistiamo allo scempio delle nostre meravigliose riserve naturali, ridotte in cenere o sommerse dai rifiuti; agli incendi, che periodicamente mandano in fumo preziosi ettari di verde e fondi pubblici; ai fiumi inquinati e prosciugati e alle colline sventrate per far posto ad ameni complessi residenziali o a incompiute cattedrali nel deserto. Ci facciamo propinare mete turistiche da sogno senza accorgerci di vivere in un paradiso che non avrebbe nulla da invidiare ad altre destinazioni se non fossimo noi tutti, direttamente o indirettamente, responsabili del suo degrado. Povero Abruzzo!

2 commenti:

  1. Ritrovo in molti degli intervrni nel tuo blog un'attenzione particolare per la natura,l'amore per la tua terra e per tutto ciò che la rende "particolare".
    Ho letto il racconto del Premio Fucini. Mi ha colpito il contrasto della natura che vive lontanto dalla strada e la natura che muore ed abortisce i propri figli quando si avvicina troppo agli uomini (la strada).
    Siamo questo noi? Artefici della cosa più bella che abbiamo in custodia?
    Chiara
    (l'aspirante scrittrice seduta accanto a tuo zio la sera della premiazione a Villa Dianella Fucini.

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  2. Ciao Chiara. Grazie per il commento! Mi fa piacere che i miei temi ambientali ti piacciano. L'amore è per la mia terra, ma anche per la Terra. Penso che non possiamo prescindere dal rispetto del creato e di tutte le creature che lo abitano, invece che, come scrivo in un altro mio racconto, "misurare la nostra grandezza nella capacità di distruzione". Sul blog troverai anche la mia email.
    A presto,
    Mario

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