[...] È in un anfratto tra la paglia che mamma gatta ha partorito: un po’ in ritardo per la verità, ma senza ulteriori preoccupazioni vista l’abbondanza di cibo. Ciononostante Bruto, il vecchio cane, legge nello sguardo della gatta una vena di dolore furtivo che getta un’ombra sul popolo dei gatti. È morto un piccolo e la madre ritorna al nido dopo aver abbandonato il corpicino nella siepe di rovi giù nel fosso, sorvolata dai primi corvi famelici.
Il popolo dei topi, come quello dei gatti, vive un periodo di splendore all’ombra della fattoria. È diventato così prolifico che il vecchio castello di gallerie scavato nelle fondamenta della casa e del granaio è stato ampliato e trasformato in un’autentica “fortezza” con nuove entrate e uscite, cunicoli sotterranei fitti come le maglie di una rete e percorsi incessantemente dai topi di rientro dalle loro scorribande. L’abbondanza di cibo ha talmente esasperato i loro ingordi cervelli che essi ardiscono persino a insidiare le gatte durante l’allattamento. Un topo ha posto l’ingresso della sua tana in un recesso del granaio di fronte al giaciglio dove mamma gatta è solita allattare i piccoli. Siccome è abitudine delle gatte rilassarsi in tali circostanze e propendere al sonno, approfittando della distrazione della madre, il sorcio, sgattaiolando furtivamente tra la prole, è riuscito ad appropriarsi di un capezzolo con la caparbietà consona alla propria specie. Poiché il nostro topo è un abitudinario, la scelta è caduta sempre sul solito capezzolo e a spese del solito gattino, provocandone il lento deperimento per fame.
Il popolo dei topi, come quello dei gatti, vive un periodo di splendore all’ombra della fattoria. È diventato così prolifico che il vecchio castello di gallerie scavato nelle fondamenta della casa e del granaio è stato ampliato e trasformato in un’autentica “fortezza” con nuove entrate e uscite, cunicoli sotterranei fitti come le maglie di una rete e percorsi incessantemente dai topi di rientro dalle loro scorribande. L’abbondanza di cibo ha talmente esasperato i loro ingordi cervelli che essi ardiscono persino a insidiare le gatte durante l’allattamento. Un topo ha posto l’ingresso della sua tana in un recesso del granaio di fronte al giaciglio dove mamma gatta è solita allattare i piccoli. Siccome è abitudine delle gatte rilassarsi in tali circostanze e propendere al sonno, approfittando della distrazione della madre, il sorcio, sgattaiolando furtivamente tra la prole, è riuscito ad appropriarsi di un capezzolo con la caparbietà consona alla propria specie. Poiché il nostro topo è un abitudinario, la scelta è caduta sempre sul solito capezzolo e a spese del solito gattino, provocandone il lento deperimento per fame.