Gandhi sosteneva che “la civiltà di un popolo si vede da come tratta i propri animali”. Vorrei poter dire all’orso, emblema delle specie in pericolo nella nostra regione, che è la politica, la peggiore delle attività antropiche con cui ha a che fare da millenni, la prima causa della sua prevedibile estinzione. Altrimenti a cosa o a chi imputare la colpa della scarsa vigilanza sul patrimonio naturalistico abruzzese? Non ritengo fantascientifico ipotizzare che un controllo satellitare dei boschi possa consentire la tempestiva individuazione di piromani e bracconieri. Inoltre una massiccia riforestazione di aree demaniali, non solo montane, potrebbe contenere il dissesto idrogeologico e prevenire frane e allagamenti. Certo si tratta di interventi costosi, ma sicuramente meno costosi dei milioni di euro spesi per domare gli incendi o per sanare i danni economici e d’immagine all’impropriamente detta “Regione verde d’Europa”, in ultimo incapace di proteggere le sue rare specie animali e vegetali. Lo stato italiano e le amministrazioni locali hanno clamorosamente fallito se sono tuttora più disposte a spendere per riparare anziché investire in azioni di sensibilizzazione dei cittadini sulla necessità di rispettare l’ambiente. Esempio: in occasione della notizia appresa da “Il Centro” sullo stanziamento di cospicui fondi per l’ammodernamento della linea ferroviaria Roma-Pescara, ho scritto al Presidente della Regione e al manager di Trenitalia per ricevere assicurazioni che il tracciato sarà recintato al fine di impedire agli animali selvatici l’attraversamento dei binari con il rischio di essere investiti dai treni, a mia memoria, causa negli anni passati del decesso di vari esemplari di lupi e orsi. Spero che il silenzio degli Amministratori sia affermativo. In alcuni paesi europei, molte ferrovie e arterie viarie sono recintate e dotate di sottopassaggi per consentire l’attraversamento degli animali: i cosiddetti "corridoi ecologici". Forse il nostro povero orso ha avuto la sventura di essere nato nel paese sbagliato, un po’ come quel tale, innocente, condannato a morte in uno stato dove vige la pena capitale... Se c’è la volontà, si può ancora cambiare.
(pubblicato sul quotidiano "Il Centro" nel 2008)
(pubblicato sul quotidiano "Il Centro" nel 2008)
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