lunedì 26 marzo 2012

Simboli contro

Articolo pubblicato il 16 marzo 2012 su Il Democratico con il titolo: “Penne: la storia di un popolo vale un supermercato?”.

Simboli contro

Da alcuni mesi l’Archeoclub di Pescara sta sostenendo una battaglia per evitare che venga costruito un supermercato alla base delle mura cittadine di Penne. Il centro storico di Penne è stato recentemente incluso nel club dei Borghi più Belli d’Italia. Resta difficile capire in che dimensione geopolitica collocare la concessione, reiterata negli anni, di costruire un centro commerciale in un luogo così simbolico della città vestina. Così due costruzioni, quella medievale e quella a venire, diventano simboli opposti di due concezioni diverse e antitetiche di sviluppo e valorizzazione del territorio. Il progresso, quello che, per intenderci, ha portato l’acqua calda nelle nostre case, più di un’automobile e un cellulare per famiglia, comodità e benessere diffusi, ma allo stesso tempo ha impoverito i nostri fiumi, ha ridotto sull’orlo dell’estinzione animali simbolo della fauna italica (l’orso bruno marsicano) e ci sta avvelenando con l’inquinamento chimico, sembra non doversi arrestare di fronte a nulla.

Le promesse “politiche” di ricchezza e nuovi posti di lavoro nell’immediato non sempre corrispondono a un’effettiva realtà di depredazione e spoliazione di ricchezza e lavoro rigenerabili nel lungo termine. La congiuntura attuale potrebbe aiutarci a dirimere la controversia tra il “vetusto” simbolo dell’identità pennese e il baluardo del progresso che avanza. La crisi economica globale che sta paralizzando i nostri sistemi produttivi “moderni” indurrebbe a rivedere affermazioni e scelte del recente passato che hanno progressivamente svalutato la ricchezza rinnovabile che la natura ha donato agli uomini attraverso l’agricoltura, la pastorizia e le attività inerenti. Oggi si affaccia con sempre maggiore insistenza la parola turismo a emendare quanto siamo stati ingiustamente abituati a guardare con sospetto e una punta di disprezzo perché ritenuto “superato”, “inumano”, abbruttente. Così il termine agriturismo conferisce una connotazione più gentile e intellettuale al prefisso considerato meno nobile. Ecoturismo concilia la romantica, talvolta molesta, difesa della natura con una più prosaica prospettiva economica e occupazionale. Turismo eno-gastronomico richiama la ricchezza di prodotti della nostra terra generosa spostando l’attenzione dal settore primario, sempre più vilipeso anche dalle istituzioni nazionali, all’aspetto più borghese del commercio diretto dei prodotti della terra. Un borgo come Penne ha la vocazione a tutti questi prefissi e suffissi potendo contare su un’agricoltura e un artigianato che si fondano sulla tradizione, su una tradizione meglio rappresentata dalle mura medievali che da un moderno supermercato. Certo nella società odierna si ha bisogno anche dei supermercati, ma il buon senso imporrebbe che questi non vadano a sovrapporsi ai gioielli del passato, a uno dei motivi per cui la capitale vestina è stata inclusa nel 2011 tra i Borghi più Belli d’Italia. Si tenga presente che la parola “turismo” è l’unica voce positiva (con una crescita attestabile al 6% lo scorso anno) di una disastrata economia regionale ancora orientata alla logica del cemento e dell’industrializzazione.

Bisogna far in modo che la politica cittadina trovi al più presto una soluzione che soddisfi il più possibile le parti e le indennizzi se necessario. Qualcuno ha detto che è ipocrita difendere ora le mura di Penne che versano da decenni nel più totale abbandono. Il centro commerciale può essere una forma di recupero architettonico? È difficile che quanto si è conservato nei secoli a sugellare un armonico rapporto tra uomo e natura possa essere superato in valenze storico-paesaggistiche da una struttura moderna di tipo industriale. La logica del vecchio che deve scomparire è stata già portatrice di immani sfaceli nella regione Abruzzo. Basta vedere quanto è accaduto a Pescara, dove oggi si rimpiange di aver rinunciato alla propria storia con troppa noncuranza. Il nostro appello è che Penne non commetta lo stesso errore finché è in tempo.

Mario Cipollone

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